Nato l’11 dicembre 1924 in un lembo di terra tra Galliera Veneta e San Martino di Lupari, don Luigi Cecchin fu un dono per due comunità, per quella civile di San Martino, ove fu registrata la sua nascita, e per quella religiosa di Galliera, ove fu battezzato.
A Galliera Luigi si formò come uomo della gente e uomo di Dio. Da Dio ricevette la vocazione di diventare sacerdote. Da Dio e dal cuore dei suoi di Galliera fu formato al dono, e divenne “dono” lui stesso, divenne missionario dei poveri, divenne “padre Luigi”.
Infatti, dopo vent’anni di ministero in diocesi di Treviso, come cappellano in alcune parrocchie e padre spirituale nel Seminario diocesano, il 6 febbraio 1969 sbarcò in Brasile, al porto di Rio de Janeiro. Il 26 maggio arrivò, in corriera e solo con una valigetta nera per mano, a Limoeiro, una piccola città del Pernambuco, Stato del Nordest del Brasile, luogo di povertà e umana.
Divenne povero tra i poveri, come Cristo, Operò sostenuto da un carattere volitivo, ma soprattutto dalla preghiera e dalla Parola di Dio, praticata prima che predicata. Nel 1970 fondò a Limoeiro il Centro di Formazione dei Minori (ora chiamato “Centro di Formazione Padre Luis Cecchin”), con il quale raccolse e sollevò dalla miseria migliaia di bambini.
Essendo dalla parte dei deboli, fu anche perseguitato. Ma era forgiato per resistere, per proclamare, come profeta, la giustizia: a viso aperto, a voce alta, di fronte a qualunque autorità riconosciuta o usurpata, di fronte a qualunque supremazia economica ingiusta.
Fu accanto efficacemente ai bambini di strada, ai contadini sfrattati dalle loro terre, ai senza casa, alle donne depauperate della loro dignità. Unì le sue idee e le sue mani alle mani e alle idee della povera gente dell’immensa campagna attorno a Limoeiro per costruire cappelle, oltre trenta, luoghi di preghiera, di annuncio e di comunità.
Fu Ponte con l’Italia, ove animò il buon cuore di centinaia di persone che assunsero, con il sostegno a distanza, i bambini e gli adolescenti poveri di Limoeiro.
Uomo di Dio, uomo della gente. Nessun privilegio per sé. Anche nella malattia volle essere come i poveri che non possono godere di cure costose. Ammalatosi di tumore verso la fine del 2009, non volle accedere ai grandi ospedali di Recife, capitale del Pernambuco, semplicemente perché i suoi poveri non lo potevano fare, e quindi nemmeno lui. Venne in Italia solo in obbedienza al Vescovo della sua diocesi brasiliana di Nazaré, mons. Severino Batista de França. Aveva un biglietto di andata e ritorno: un po’ di cure, e poi - pensava - di nuovo tra i poveri e i bambini di Limoeiro.
Il biglietto di ritorno non servì, perché padre Luigi cambio definitivamente tragitto. Andò in Paradiso il 26 marzo 2010. Morì in casa del fratello Angelo, a Mussolente, da santo, come da santo era vissuto. Sapendo che se ne stava per andare, il suo Vescovo venne dal Brasile per accompagnarlo negli ultimi giorni di vita. Dopo la sua morte, subito fu riportato a Limoeiro, tra la sua gente. Tutta la città lo accompagnò nel funerale il lunedì di Pasqua.
Fu sepolto nella sua parrocchia, accanto all’altare della chiesa di San Sebastiano, da lui stesso ristrutturata e ampliata da appena due anni.
La sua tomba è luogo di preghiera. Già in vita era considerato santo dal popolo di Limoeiro; lo chiamavano “o santinho”, il piccolo santo. Ora ancora di più. E non solo la gente. “Anch’io, suo Vescovo, dico che lui è un santo - disse nella sua testimonianza del 7 giugno 2011 mons. Severino. - Quanto prima - promise il Vescovo - inizieremo la causa di beatificazione”.
Già corposa è la raccolta di testimonianze sulla sua persona, assunte in Brasile e in Italia. Già radunati assieme sono i suoi scritti, molto sobri, molto profondi: fogli sparsi di prediche, incontri, riflessioni. Leggendoli ti accorgi che solo lo Spirito del Signore, profondamente presente in lui, li aveva potuti ispirare.
La gente di Limoeiro, al 26 di ogni mese, si dirige in processione, con canti e preghiere alla tomba di Padre Luigi nella chiesa di San Sebastiano, per chiederne la beatificazione.